Il dono come testimonianza di fraternità e di condivisione
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- Ultima modifica il Domenica, 19 Luglio 2020 17:04
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La Caritas Parrocchiale invita a donare capi d'abbigliamento che sia possibile riutilizzare, quindi puliti e in buono stato, affinché possano essere indossati con decoro dai meno fortunati.
Donare rifiuti non rientra di certo nella logica cristiana del “dono” e del rispetto delle persone che lo ricevono oltre che dai volontari che sono costretti a un lavoro di smistamento e pulizia. Portare ai poveri le cose che si buttano via, non è Carità.
E’ necessaria una maggiore consapevolezza del valore del dono per passare dalla cultura dello scarto a quella della condivisione.
Per quanti volessero donare vestiario ( non capi bucati, macchiati o rattoppati, maglioni infeltriti, vestiti strappati o tagliati), ma anche viveri, materiale scolastico o altro, la Caritas Parrocchiale è aperta il martedì dalle 9.30 alle 10.30.
Il seme della Parola vivente
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- Ultima modifica il Sabato, 17 Ottobre 2020 19:35
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La parabola del seminatore illustra, con linguaggio georgico, le varie tipologie di reazione che può provocare la parola di Dio nei cuori in cui è seminata.
Gesù sembra che abbia osservato un seminatore al lavoro e ne dia notizia ai circostanti: «Ecco il seminatore uscì a seminare». Indica le diverse tipologie di terreno in cui il seme va a finire e conclude seccamente: «Chi ha orecchi ascolti».
I vari tipi di terreno, su cui cade il seme, corrispondono a differenti consistenze cardiache. Tutti i cuori sono anatomicamente e fisiologicamente uguali, ma se li prendiamo come simbolo dell’interiorità umana nei confronti della parola di Dio che li raggiunge, le differenze sono piuttosto marcate.
E così c’è il cuore incapace di trattenere la parola di Dio; c’è il cuore che la raccoglie con entusiasmo superficiale; c’è il cuore sopraffatto da altre preoccupazioni e dunque incapace di concentrarsi sulla parola di Dio. E finalmente c’è anche il cuore che «ascolta la parola e la comprende», producendo «il cento, il sessanta, il trenta per uno».
La produzione non è uguale, dipende da fattori antropologici, perché gli uomini non sono tutti uguali. Ma comprendere non basta. Occorre “vivere la Parola”.
Il dono della fede fa ascoltare la Parola, quello della speranza la fa custodire e crescere e quello dell’amore le fa portare frutto. I tre doni, della fede, della speranza e della carità, fanno del nostro cuore lastricato di viottoli, pietrificato da paure e soffocato da egoismi, una terra bella e feconda.
Abitare il cuore
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- Ultima modifica il Sabato, 17 Ottobre 2020 19:35
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Gesù ci indica il suo cuore quale luogo per imparare a vivere. Nel cuore ci sono i segreti del vivere senza ansie e senza affanni.
Quante delle cose che facciamo sono davvero utili? In effetti non tutte, però siamo capaci di giustificarle come necessarie, ma in realtà sottraggono solo energia che potrebbe essere convogliata altrove.
Gesù chiama a sé quelli che cercano Dio e desiderano vedere il suo volto. Li chiama a sé perché il suo “giogo” è dolce, leggero, semplice, e richiede solo di essere accolto con gioia e amore.
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita».
Quante persone sono affaticate e gravate da pesi di ingiustizia, di violenza, di emarginazione! Anche noi sentiamo spesso la fatica di vivere secondo il vangelo, avvertiamo la delusione per tanti ideali non realizzati e per tanti impegni non compresi, forse non fruttuosi.
Gesù ci ripete: «Venite a me». Egli è nostro rifugio e nostro conforto, non in senso pietistico o intimistico, ma perché ci dà la consolazione dello Spirito e il desiderio di imparare da lui la mitezza e l’umiltà del cuore.
Dio vuole figli che sappiano amare secondo il suo cuore.
Chi accoglie voi accoglie me
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- Ultima modifica il Sabato, 17 Ottobre 2020 19:35
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Due sono i temi presentati alla riflessione dalla parola di Dio questa domenica: le condizioni del seguire Gesù: distacco, croce, disponibilità totale (prima parte del vangelo); il tema dell’accoglienza e dell’ospitalità (seconda parte del vangelo).
L'accoglienza ha mille sfaccettature e mille forme, e ovviamente ha delle normative e delle modalità che sempre (ma oggi ancora di più) vanno rispettate perché tutti si sentano sereni, tutelati e al sicuro: ma la legge che più di tutte regola l'accoglienza, è l'accoglienza stessa.
La donna Sunamita che accoglie nella sua casa il profeta Eliseo ogni volta che questi passa da casa sua, non sta a pensare se questo possa comportare per lei qualche vantaggio economico o la perdita di alcuni dei molti beni che essa possedeva: lo accoglie e basta. E lo fa con tanta cura coinvolgendo il marito e quelli della sua casa, perché non basta accogliere, bisogna farlo bene, nel migliore dei modi, in maniera rispettosa.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto? La Sunamita, sterile e avanti negli anni ha ottenuto di diventare madre. Ma quando dobbiamo fare il bene, accogliere, offrire un servizio, pensiamo prima di tutto a una cosa: a farlo.
Corpus Domini
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- Ultima modifica il Lunedì, 15 Giugno 2020 09:12
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“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello
che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.
L’effetto che queste parole di Gesù creano nel cuore di chi di lui si fida è davvero eccezionale; anche se non è facile comprenderle. La loro concretezza è straordinaria e nello stesso tempo alla portata di tutti. Mangiare, bere, vivere sono azioni che tutti compiamo tutti i giorni, ma Gesù ci propone di mangiare il suo corpo e bere il suo sangue e la vita si estende fino ad abbracciare l’eternità.
Nella via dell’umanità, fatta di carne e sangue di ogni uomo, noi possiamo arrivare a Dio, anzi è Dio stesso che arriva a noi. Questa è la novità più profonda del Vangelo che scandalizzava a quel tempo così come anche oggi risulta difficile da accettare fino in fondo.